IMMAGINI INCANDESCENTI
SI STAGLIANO NEL CIELO DI PUGLIA
Nei mesi più freddi dell’anno è il fuoco l’elemento che padroneggia nelle feste patronali. Il fitto calendario delle feste patronali si apre la prima settimana di gennaio a CASTELLANA GROTTE (Ba) con “La Notte delle Fanove”, centinaia di grandiosi falò sparsi per il centro storico che, in un paesaggio dantesco, rischiarano la notte in onore di Maria SS della Vetrana: secondo la tradizione fu Lei a salvare nel 1691 la città di Castellana dalla peste nera.
Lasciati scaldare dal fuoco vivo mentre assapori specialità gastronomiche locali come taralli, ceci e fave abbrustoliti e le tipiche bruschette calde con i “pomodorini appesi” e i “sarôche i scartapìjete”, pesci secchi salati e affumicati e conditi con ottimo olio extravergine d’oliva.
Viaggiando verso Sud ed entrando nel Salento più caratteristico si incontra NOVOLI (Le) con la festa di Sant’Antonio Abate: protagonista – al termine della processione del Santo e dopo la benedizione degli animali – è la “focara”, il più grande falò del Mediterraneo. Una catasta, alta più di venti metri, di fascine di tralci di vite da cui si sprigionano vivide e dirompenti fiamme come mani tese verso il cielo, mentre una inspiegabile forza purificatrice del fuoco avvolge chi l’ammira. Tutto attorno è un tripudio di enogastronomia con i forti sapori salentini, con le pucce impastate con olive e cipolle, i “pezzetti” al sugo e le pittule fragranti.
Declinando dolcemente verso Ovest si entra nel tarantino, nella mitica Magna Grecia. Qui, a fine gennaio, precisamente a GROTTAGLIE (Ta), città simbolo nel mondo per la lavorazione della ceramica cui è dedicato un intero quartiere, in occasione della festa di San Ciro, noto come il medico arrivato dall’Egitto, vengono approntate due enormi pire (foc’re) fatte con sarmenti penitenziali di vite e fascine di ulivo; la più grande, nella piazza dedicata al Santo, viene accesa la sera del 30 gennaio, ed il fuoco arde per tutta la notte; la seconda allestita in uno spazio vicino al presidio ospedaliero, viene acceso la domenica successiva, dopo il rientro della statua nella sua abituale dimora.
SAN MARZANO (Ta) piccolo centro agricolo a pochi chilometri da Taranto, antico casale albanese è il maggior centro arebesh d’Italia custode di antiche tradizioni, terra dell’olio e del vino. In occasione della Festa di San Giuseppe, patrono della città, il 19 marzo c’è il rito della processione della legna da offrire al santo: traini carichi di legna e fascine, tirati da cavalli bardati con gli antichi ornamenti, sfilano per il piccolo centro agricolo per raggiungere la Chiesa Matrice.
E’ una sfilata interminabile, una foresta itinerante che impressiona. A tarda sera torna il rito antico del falò (ziarrij e mate). Una enorme pira che viene accesa per rivivere l’autentico filiale legame dei propri avi con San Giuseppe. Il giorno della festa, nelle case sono pronte le “mattre” cucinate con ricette tradizionali, che, portate in piazza, si offrono ai visitatori. Sono le “le tavolate di San Giuseppe”, banchetti con i piatti della tradizione locale: purè di fave e verdure, pasta e ceci, sugo, pane, polpette, vino e biscotti che vengono offerti ai cittadini e ai visitatori.
Se siete in cerca di emozioni forti e avete coraggio da vendere, il fuoco può essere la vostra prova nella città di SAN SEVERO (Fg): unitevi alla folla dei “fujenti” che inseguono proprio il fuoco che corre lungo file di batterie pirotecniche che serpeggiano e s’insinuano nelle viuzze del centro storico.
Tra nuvole di fumo, scintille colorate e il calore che sfiora la pelle, ogni anno a maggio sono tanti i temerari che in questo modo rendono omaggio alla Madonna del Soccorso, la “Madre dalla faccia nera”. Dopo la corsa e la fatica il ristoro è garantito con un buon bicchiere dei migliori vini e spumanti sanseveresi in accompagnamento ai piatti della tradizione contadina come il pancotto, una zuppa preparata con pane raffermo ed erbe selvatiche.
Altre sono le luci che incantano e accendono di festa la Puglia. Le definiscono le “Cattedrali di Luce”, sono le luminarie artistiche la cui lunga tradizione affonda le radici nella terra del Salento. Rimarrete incantati dalle migliaia di luci colorate, dalle scenografie maestose e dal sapore baroccheggiante che danzano a ritmo di musica, lì dove la passione e la tradizione hanno incontrato l’innovazione.
È la creatività squisitamente pugliese che dal mese di maggio porta in scena uno spettacolo senza pari, tra concerti bandistici e fuochi pirotecnici come nel piccolo centro di DISO (Le) per la festa dei “santi nosci”, San Filippo e Giacomo, in un concentrato di sapori salentini autentici con le pittule, i ciceri e tria, scapece e le “sagne ‘ncannulate”.
O come accade a giugno nella “Umbelicus del Salento”, GALATINA (Le) dove potete visitare anche la basilica francescana di Santa Caterina d’Alessandria, autentico capolavoro dell’arte romanica pugliese con gli affreschi quattrocenteschi di scuola giottesca e senese, e gustare piatti tipici e preparati con la patata novella di Galatina che si è guadagnata la Denominazione di Origine protetta “DOP” nonchè patria del famoso dolce salentino "il pasticciotto" .
Ma Galatina è da oltre trecento anni meta di tarantolati della Terra d’Otranto, che qui giungevano in occasione della festa patronale per chiedere grazia a San Pietro e San Paolo e bere l’acqua del pozzo considerata miracolosa: tre giorni di festa a ritmo di pizzica e accompagnati dai profumi enogastronomici della migliore tradizione culinaria mentre il tipico vino salice salentino rallegra gli animi.
In piena estate poi, a luglio, non puoi mancare l’appuntamento a SCORRANO (Le) per le “parazioni”, imponenti scenografie di luce che disegnano i profili di palazzi ed edifici antichi, una tradizione di epoca barocca che ogni anno si rinnova grazie alla maestria e al grande lavoro artistico di famiglie scorranesi che di generazione in generazione si tramandano i segreti di quest’arte di luce in occasione della festa di Santa Domenica; una tradizione che ormai è esportata in tutto il mondo.
Il fuoco rimane però il filo conduttore e l’elemento che chiude tutte le feste patronali in Puglia attraverso l’arte pirotecnica dei maestri fuochisti: l’estro creativo popolare si mescola alla scienza e all’esperienza antica di chi sa dominare e combinare le polveri piriche per creare immagini incandescenti che si stagliano nel cielo notturno come accade ad ADELFIA (Ba) in occasione della Festa di San Trifone, il santo venuto dalla Turchia raffigurato come un contadino e un guerriero.
La festa è un vero tripudio di suoni della banda ma soprattutto di luci delle luminarie artistiche, che creano una scenografia incantevole per le vie del centro, e di fuochi d’artificio che accendono il cielo di inizio inverno. Le ditte dei fuochisti danno vita ad una vera e propria gara pirotecnica, sfidandosi in spettacoli di luci e fuoco che ammaliano il pubblico.
Ma la festa di San Trifone porta con sé una tradizione culinaria che richiamano bongustai da ogni dove: griglie fumanti di carne di ogni tipo riuniscono i commensali mentre l’allegria è celebrata da buon vino locale – Adelfia infatti è nota per le coltivazioni di uva – accompagnato da sedano profumato, come nella migliore tradizione gastronomica contadina.
Così con un bel brindisi si chiude nel mese di novembre il calendario delle feste patronali.
foto di: M. Guglielmi / G. Laera / P. Ladogana / G Armenio / A. D'Amico / M. Cutrone
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