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Fave e cicorie

Favetta e cicorie

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:

  • Cicorie kg 1
  • Fave secche decorticate gr 500
  • Patata gr.100
  • Olio evo q.b.
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.

 

Preparazione:

 

Per le Fave: 

Mettere in ammollo le fave secche decorticate almeno 10/12 ore prima di iniziare il piatto.

Scolarle dalla loro acqua di ammollo, mettere le fave in una pentola con acqua e un po’ di sale, aggiungere la patata  e portarle in cottura per circa 2 ore aggiungendo acqua se necessario.

Al termine della cottura regolare di sale, aggiungere l’olio extravergine d’oliva e frullare il tutto fino a far diventare una purea omogenea e spumosa.

 

Per le cicorie:

Pulire e lavate le cicorie e lessarle in acqua salata, al termine regolare di sale e scolarle.

Assemblare il piatto e irrorarlo con abbondante olio extravergine d’oliva.

 

 

Ricerca storica

Se c’è un piatto che più di ogni altro “racconta” la Puglia è quello che vede insieme fave bianche e cicorie. Un’accoppiata gustosa che si armonizza bene, visto che le cicorie hanno un sapore amarognolo e le fave, invece, fatte a purea, tendono ad essere piuttosto dolciastre.

Il piatto che nell’immaginario collettivo più rappresenta la Puglia, riconosciuto dalla Regione e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T.), Fave Bianche e Cicorie è un monumento della gastronomia pugliese.

  • In alcune zone della Puglia, questo piatto è chiamato “‘ncapriata“, termine che ne svela storia ed antichità: dal latino “caporidia“, a sua volta derivazione di un termine greco “kapyridia”, stava ad indicare una sorta di polenta ottenuta con il grano pestato. Facile supporre che questa purea di fave sia una naturale evoluzione dei primi esprimenti in cucina dell’uomo.

 

  • Il legame storico e culturale tra Puglia e Grecia è lampante nelle ricerche sulla storia di questo piatto, infatti già dal 450 a.C. circa, Aristofane nella sua commedia “Le Rane“, decantava la bontà di fave ed erbe selvatiche, facendo esclamare uno dei suoi personaggi, Ercole.

 

  • Perché fave e cicorie è diventato un piatto così diffuso sulle tavole pugliesi?

Risposta facile: questo offriva la sua terra arsa, povera da sempre di fonti d’acqua e con lunghi periodi di siccità. I legumi venivano seminati per azotare i campi, alternando le produzioni di grano che sino al ‘900, rappresentava merce preziosa per signori e cittadini. Ai contadini ed ai pastori non restavano che gli avanzi, le fave non erano richieste dal Signore come pagamento del fitto, diventando così l’alimento quotidiano principale.

  • Le cicorie selvatiche, o “cicorielle”, in passato erano molto apprezzate per le loro proprietà medicinali, basti pensare che Plinio il Vecchionella sua “Storia Naturale” ne esalta le proprietà antinevralgiche, diuretiche, stomachiche e colagoghe. Solo successivamente sono state impiegate a scopo alimentare, per via della loro importante presenza nel territorio Murgese, nei terreni incolti ed incoltivabili.
  • Ad ogni modo, fave e cicorie è un piatto ancora molto diffuso in Puglia, nonostante il passare degli anni, delle mode e dei modi di cucinare.

 

Le Cicorielle: In Puglia esistono diverse tipologie di Cicoria. Questo è un ortaggio assai amato dai pugliesi, per il suo sapore amarognolo e quel pizzicore caratteristico che lascia sul palato. Ma la tipologia di cui vogliamo parlarvi è quella selvatica, che cresce spontaneamente nei campi pugliesi, e che si può raccogliere a mano. Per fortuna la sua individuazione non è difficile: basta riconoscere il fiore, che è di un colore particolare, blu indaco. Le foglie, invece, hanno una forma lanceolata e spesso presentano venature di colore rosso.

La cicoria selvatica fiorisce di solito da Giugno fino a Settembre. Non è difficile trovare le cicorie selvatiche presso i fruttivendoli locali, oppure alle bancarelle che vendono frutta e ortaggi per strada. Una cosa è certa: la cicoria selvatica (o campestre) contiene maggiori sostanze nutritive rispetto a quella coltivata, ed anche il sapore è decisamente più forte e definito.

Le Fave: I legumi sono stati per secoli l'alimento base per i contadini italiani. Soprattutto in Puglia e nel Gargano, terra vocata da sempre alla crescita di questi preziosi semi: qui ceci, fagioli, cicerchie e fave venivano consumate in grandi quantità come fonte di proteine. Le fave, in particolare, erano coltivate sui terreni calcarei e argillosi di Carpino, piccolo paese che riforniva tutta la regione; quando però il alla fine del 1800 il loro prezzo cominciò a salire e furono sostituite dalle patate, la produzione delle fave subì un forte rallentamento, fino quasi a scomparire a fine 1900.

La Fava di Carpino si differenzia dalle altre varietà per via di una fossetta nella parte inferiore. Ha dimensioni medio-piccole, è verde al momento della raccolta, per voi virare verso il color sabbia. La semina della Fava di Carpino avviene tra ottobre e novembre, senza concimi ed eliminando a mano le erbe infestanti. Tra giugno e luglio le piante vengono falciate a mano, legate in covoni e seccate. Quando sono ben secche, vengono poste sopra una porzione di terreno particolarmente dura e, quando il sole è alto, vengono schiacciate dai cavalli (fase della pesa) in modo da separarle dalla paglia. Infine, utilizzando delle forche di legno le fave vengono separate dalla paglia.

 

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