DALL'OMBELICO DEL MONDO AL FINIBUS TERRAE
Stretto fra due mari: terra antica e pur immersa in rapidi mutamenti, ponte a oriente e culla del rinnovato interesse per antichi riti che la gente del luogo ha saputo far rivivere.
Terra del barocco, nei nuclei antichi di pietra calcarea, che si accende di sfumature dorate nelle ore più dolci della giornata. Il pellegrinaggio dei “pappamusci” di FRANCAVILLA FONTANA, il Venerdì Santo di GALATINA terra delle "tarantate", l’incontro tra la Madonna e il Cristo morto sul muraglione di GALLIPOLI hanno come sfondo “I Canti di Passione” della GRECIA SALENTINA nella lingua grika del Salento e con la processione al femminile DI BOTRUGNO.
Un lembo di terra disteso fra due mari, come una giovane donna esausta che dorme cullata dalle onde; una terra antica eppur viva di mutamenti che non ne intaccano l’indole e la passione.
È questo il Salento, il tacco d’Italia e ponte a oriente, culla di antichi riti che in molti stanno scoprendo solo ora grazie allo sviluppo turistico. Se volete conoscere il Salento più autentico, allora il periodo pasquale è certamente il più indicato.
Con le facciate delle chiese intrise di barocco e la lucente pietra calcarea che nelle ore del tramonto si accende di oro, FRANCAVILLA FONTANA è il luogo del pellegrinaggio dei “pappamusci”, penitenti con il camice bianco e incappucciati, scalzi che con un bastone in mano il Giovedì Santo visitando tutte le chiese di Francavilla pregando in ginocchio davanti al Repositorio detto “Sepolcro”.
Il rito è tramandato dai Frati Carmelitani che, in Terra Santa, accompagnavano i pellegrini a visitare i luoghi della Passione di Cristo.
Qui, tra suggestivi palazzi e loggiati, si respira il profumo dei confetti “ricci” composti da mandorle tostate e il gustosissimo dolce povero “la copeta”.
Dal Mercoledì Santo al Venerdì Santo si concentrano i giorni più intensi e partecipati: il Mercoledì con i piatti portati in giro dai bambini che da secoli ripetono “CCe ti piace lu piattu mia?”, il Giovedì con l’antico pellegrinaggio dei Pappamusci, e il Venerdì con la commovente processione dei Misteri seguita dai “Pappamusci cu li trai”, che trascinano pesantissime croci in segno di devozione.
Il Venerdì Santo il pellegrinaggio continua: dapprima con le processioni della “Desolata” in un silenzio surreale interrotto solo dal tipico suono delle “tremule”, tavolette su cui vengono montate delle manigliette che con un movimento del polso emanano un acuto suono; continuando poi con la processione dei Misteri di Cristo chiusa da un gruppo di crociferi detti “li pappamusci cu li trai” trascinando pesanti croci preparate da loro con tronchi di legno di vario spessore e grandezza.
Seguite il lor percorso emozionale mentre ammirate le bellezze della città assaporandone sapori tipici e profumi di una notte di inizio primavera.
Ci spostiamo poi più a Sud, entrando nel cuore del Salento. Passando per GALATINA, la città delle “tarantate” e della “pizzica”, giungiamo sul litorale ionico a “Kale Polis” (dal greco la “città bella”): GALLIPOLI con il suo castello che abbraccia la Padella: così viene chiamato il centro storico di Gallipoli, in quanto nelle vedute aeree il borgo antico circolare ed il ponte - che sembra il manico - danno l’idea di una padella.
Le strette viuzze di pietra di Lecce accolgono la del Venerdì Santo, ma è il verde cristallino del mare e le pinete lussureggianti che degradano dolcemente verso la costa a fare da cornice alla Processione di Maria Desolata, organizzata dalla confraternita di S. Maria della Purità.
Gli incappucciati, con saio e cappuccio bianco, mozzetta giallo paglierino e cingolo rosso precedono le statue di Cristo Morto e della Desolata che si incontrano in un forte momento di commozione sul muraglione della città vecchia il Sabato Santo.
Lasciamo la città bella e entriamo nel territorio della GRECÌA SALENTINA, una terra sospesa nel tempo dove si parla il griko, un dialetto neo-greco che racchiude tutta l’ospitalità di un popolo che ha fortemente voluto mantenere intatta la propria identità e il proprio patrimonio artistico e culturale.
Qui, dove ogni anno si tiene il Festival della Notte della Taranta evento ormai internazionale, la Settimana Santa non poteva non essere caratterizzata dalla musicalità tipica dei Canti di Passione.
Sono canti devozionali della Passione di Cristo che si svolgono all’interno e sui sagrati delle chiese più belle dei Comuni “griki” (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino). In questi canti, interpretati a volte dagli anziani delle comunità, la poesia popolare ha raggiunto una delle più alte espressioni nelle vicende che narrano la vita e la morte di Cristo e costituiscono un patrimonio immateriale inestimabile.
Continuando la discesa nella misteriosa terra salentina, verso il punto di “finibus terrae” con il santuario di Santa Maria di Leuca e il grande faro posto sul promontorio da cui lo sguardo si perde negli spazi aperto del Mediterraneo, si giunge poi a Botrugno. Il piccolo comune di circa 3.000 abitanti in provincia di Lecce, vanta origini greche ma è con le varie casate nobiliari locali che fiorisce la sua economia basata soprattutto sull’agricoltura e l’allevamento.
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